ASTRATTA

ASTRATTA
ASTRATTA

venerdì 13 giugno 2014

astratta



O anima mia ribelle, quale pelle hai vestito finora? Quale pelle ti ha rigenerato? Il latex non ha ancora l’odore del tuo corpo immortale. O anima mia ribelle, quale altra pelle vorresti indossare? Quale altro animale vorresti essere per fuggire al predatore? O anima mia ribelle la scelta non è mai ovvia, e si schiude un uovo per ciò che dentro si può sbranare. Palpitazioni che non siano indolori non ne conosciamo e dunque peggiore è la sorte di chi ti ha questa illusione di poterti domare. O mia ancella diletta, tu mia protetta, tu sola guida di me e della mia mente, tu sola gemella che non mostra mai la sua ombra, dì ancora un sì, e sarà l’ultima volta.
Lei lo guarda, si chiede cosa abbia in testa di farle fare adesso. Lui la guarda, si chiede se lei abbia capito quanti guai ci sono nella sua vita. Lei lo guarda e aspetta che lui si decida a darle ciò che lei desidera. Lui la guarda e sta pensando a cosa lo aspetta appena tornerà a casa. Lei lo guarda e si chiede se lui sia veramente attratto da lei. Lui la guarda e si chiede se lei stia pensando solo a lui e non ad un altro. Lei lo guarda e si chiede se lo conosce davvero. Lui la guarda e vede negli occhi di lei così tanto abbandono che quasi si sente da meno. Lei lo guarda e sa che potrebbe fare di tutto, anche cose impensabili per lui. Lui la guarda e non sa cosa dire alla moglie come scusa per la sua assenza del pomeriggio. Lei lo guarda e immagina di poter essere sua ogni giorno. Lui la guarda e si chiede perché il destino non gli abbia fatto incontrare lei prima di quella che ha sposato. Lei lo guarda e si chiede se lui la vorrà ancora come schiava. Lui la guarda e si chiede se sua moglie non abbia già capito qualcosa. Lei lo guarda e sospira, aspetta ancora quel gesto, aspetta la sua forza. Lui la guarda, sa che vuole farle molto male, sa che ha bisogno di lei e questo gli dà un peso al cuore. Lei lo guarda, vuole liberarlo di quel peso, lei è pronta a subire, a sentire tutto il dolore necessario. Lui la guarda e sferra il primo colpo. Lei quasi viene per l’eccitazione. Lui non si ferma, continua. Lei ansima e non capisce più chi lei sia e cosa le succede e questa sensazione le piace moltissimo. Lui continua e sente crescere l’eccitazione. Lei sembra gemere e singhiozzare allo stesso tempo. Lui si ferma e la guarda e pensa: lei è così bella con quel viso così sconvolto dal dolore, sembra una bimba smarrita. Lui lo guarda e sussurra: grazie Padrone.
Da qualche parte nel muro, respira senza interruzione l’ombra della mia perversione e non si sa quanti giorni di vita avrà ancora. Quel viso sconosciuto che non ha ancora avuto una connotazione nota, quello sguardo perfido e astuto che mi segue da quando sono nata, ancora non ha corpo e forse non esiste. Il mostro che resiste nel mio stomaco, il mostro che ingoia la mia ragione non riesce a distruggere il mio cuore, ed è per questo che io resisterò ed esisterò ancora, oltre quella morte che mi perseguita in ogni ora, e che sconfiggo baciando l’Orco con tutto il mio amore. Ombra, io sono più forte di te! Tu sei solo una macchia nella mia anima ed io, anche se tua prigioniera, io vedo in me una schiava e tu non mi impedirai di potermi liberare grazie al potere del mio Padrone. Ombra tu scomparirai presto, perchè nel mio letto io adesso vedo quel prato dove raccoglievo margherite prima che tu diventassi reale e mi distruggessi l’infanzia. Ombra tu stai per sparire, io l’ho desiderato e tu non avrai più forza nè dentro di me nè su di me. Io andrò a vedere la morte, io poterò le mie carezze a colui che mi ha dato dolore, io porterò amore a colui che ha ucciso il mio sorriso.

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